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Monthly Archives: Giugno 2019

TRANSPALLET CARRELLI ELEVATORI: DALL’INAIL LE INDICAZIONI PER LA PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI

Pubblicato dall’INAIL un opuscolo informativo sui Transpallet manuali. ll prodotto si propone di approfondire le principali misure di prevenzione atte ad impedire il verificarsi di infortuni e/o incidenti che vedano il coinvolgimento di transpallet manuali, dunque un prezioso strumento per chi si occupa di sicurezza.

 

Transpallet, cosa sono

Il transpallet è un mezzo meccanico comunemente definito come un carrello elevatore con guidatore a piedi o a bordo (in genere su una pedana) munito di forche; è utilizzato solo per lo spostamento delle merci presenti sui pallet (chiamate tradizionalmente in lingua italiana, come pedane o bancali), sia all’interno di magazzini che sui piazzali esterni.

Al riguardo si segnala l’opuscolo Inail che si sofferma sulle misure per la prevenzione del rischio di investimento con i carrelli a conduzione manuale, a trazione umana o elettrica.

 

Opuscolo Inail

Nella pubblicazione Inail vengono individuate le criticità più rilevanti alla base degli infortuni durante l’uso degli transpallet e sulle misure preventive da adottare.

L’obiettivo è quello di analizzare le principali modalità di accadimento degli infortuni mortali riportando, per la tematica analizzata, le principali caratteristiche descrittive, l’analisi puntuale delle dinamiche infortunistiche e, a partire dai fattori di rischio evidenziati, alcune delle possibili misure preventive da adottare per ridurre il rischio di infortuni.

 

Tipologie

Nel documento vengono, innanzitutto, individuate le due principali tipologie di transpallet:

– di tipo manuale, la cui movimentazione e innalzamento/abbassamento delle forche avviene esclusivamente grazie allo sforzo fisico dell’operatore, e in cui c’è un timone preposto sia alla trazione che alla manovra

– di tipo elettrico, in cui invece un motore elettrico (comandato in genere da appositi tasti posti sul timone) è di ausilio alle operazioni di sollevamento e traslazione.

 

Esempi di dinamiche infortunistiche

L’Inail riporta due casi di infortunio, uno con esito mortale e ad una con esito grave, emblematici di alcune delle tipologie infortunistiche più comuni durante l’uso dei  transpallet e le relative criticità individuate:

– nel primo caso, il lavoratore non era stato formato all’uso corretto dell’attrezzatura, per la quale il manuale d’uso e manutenzione vietava l’uso su superfici in pendenza

– nel secondo caso,  i percorsi non adeguatamente segnalati.

 

I fattori di rischio

Gran parte degli infortuni avviene a causa dei seguenti possibili fattori di rischio:

– caduta del carico movimentato

– contatto tra il manovratore del TP e qualche altro mezzo,  spesso un muletto

– contatto tra parti del corpo del lavoratore (quasi sempre i piedi) e parti del TP

– transpallet posizionato sul cassone di un camion che, per qualche errore nella movimentazione, si ribalta coinvolgendo il lavoratore.

 

Misure preventive

Tra le misure preventive l’Inail ricorda che:

– i lavoratori sono tenuti alla frequenza obbligatoria di corsi di formazione ai sensi dell’Accordo Stato Regioni del 22/02/2012; devono comunque essere correttamente informati, formati e addestrati sulle caratteristiche tecniche dell’attrezzatura da utilizzare, sui limiti d’uso in relazione al carico da trasportare, nonché sulle tecniche di guida e di accatastamento, ai sensi dell’art. 71, commi 3 e 7, e dell’art. 73 del dlgs 81/2008 e s.m.i.

– la lettura del libretto d’uso e manutenzione

– il TP deve essere utilizzato solo su superfici lisce e piane, onde evitare che avvallamenti e ondulazioni possano favorire uno sbilanciamento con successiva caduta del carico

– i percorsi su cui i TP possono muoversi devono essere opportunamente segnalati e, nel caso di presenza di altre persone sul percorso, andrebbe utilizzato preventivamente il segnalatore acustico (laddove presente)

– è necessario evitare che i materiali pericolosi (ad es. di tipo chimico) siano stoccati in zone in cui possono venire a contatto con TP, in zone di transito e di passaggio, privilegiando zone non facilmente accessibili

– l’utilizzo di scarpe antinfortunistiche

– l’avvicinarsi frontalmente al carico e guidarlo in avanti; laddove questo non sia possibile e la presenza di spazi stretti di manovra imponga di procedere all’indietro, assicurarsi che vi sia spazio sufficiente tra il timone e le pareti

– i carichi trasportati non devono superare un’altezza tale da impedire la visuale completa al conducente.

Per quanto riguarda, invece, le caratteristiche che il transpallet deve avere si ha:

– il timone deve essere lungo a sufficienza da impedire che il telaio urti i piedi dell’operatore e l’impugnatura del timone deve trovarsi ad almeno 50 cm dal telaio

– nel caso di transpallet elettrico, va sempre verificato all’inizio del turno di lavoro il corretto funzionamento dei dispositivi presenti a bordo e in particolare della chiave di accensione, – – dell’avvisatore acustico e dell’interruttore di direzione di marcia.

 

Clicca qui per scaricare l’opuscolo Inail

Fonte: Inail

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Valutazione posture statiche di lavoro: in vigore UNI ISO 11226:2019

A partire dal 6 giugno è in vigore la UNI ISO 11226:2019 che, in ambito di Ergonomia, si occupa della valutazione delle posture statiche di lavoro, adottando lo standard ISO 11226:2000 (Ergonomics — Evaluation of static working postures)

 

La norma internazionale stabilisce raccomandazioni di tipo ergonomico per attività lavorative di diverso genere. La norma fornisce indicazioni a coloro che si occupano della progettazione, o della riprogettazione, del lavoro, dei lavori e dei prodotti basate sui concetti di base dell’ergonomia in generale, e, in particolare, alle posture assunte per motivi di lavoro. La norma specifica i limiti raccomandati per le posture statiche di lavoro senza alcuno sforzo o con il minimo sforzo esterno, tenendo conto degli angoli assunti dalle varie articolazioni del corpo sia della durata del tempo. La norma è stata elaborata per fornire una guida sulla valutazione delle variabili delle diverse attività lavorative, che consentisse di valutare il rischio per la salute della popolazione attiva adulta. Le raccomandazioni forniscono una protezione ragionevole per la maggior parte dei soggetti adulti sani. Le raccomandazioni relative ai rischi e alla protezione della salute sono principalmente basate su studi sperimentali riguardanti il carico muscoloscheletrico, il disagio/dolore e la resistenza/fatica legati alle posture di lavoro statico.

 

Data entrata in vigore : 06 giugno 2019

 

Fonte: UNI

Dati sanitari e database aziendale: interpello 4/2019

Con l’ interpello n. 4/2019 , la Commissione per gli interpelli in materia di salute e sicurezza sul lavoro presso il Ministero del lavoro fornisce il proprio parere riguardo la tenuta su supporto informatico della documentazione dei lavoratori sottoposti a sorveglianza sanitaria.

La Commissione presso il Ministero del Lavoro sottolinea come il combinato disposta degli art. 25 e 53 del D.Lgs. n. 81 del 9.04.2008 consente esplicitamente l’impiego di sistemi di elaborazione automatica dei dati per la memorizzazione di qualunque tipo di documento previsto dal D.Lgs. 81/2018.

Per quanto concerne la custodia dei dati relativi alle cartelle sanitarie e di rischio inserite su un data base aziendale, sarà ovviamente necessario adottare soluzioni concordate tra datore di lavoro e medico competente. Quest’ultimo, nel rispetto del segreto professionale e della tutela della privacy, sarà l’unico a poter accedere al data base.

Eventuali accessi del datore di lavoro o dell’amministratore di sistema configureranno delle violazioni della privacy

Fonte: Min. Lavoro – Interpello n. 4/2019

 

La formazione oltre l’aula: l’Outdoor Training come pratica formativa

L’Outdoor Training consiste in attività che stimolano l’apprendimento dall’esperienza e si svolgono in spazi aperti, nella natura, in luoghi diversi e possibilmente “distanti” dalla realtà aziendale, situazioni concrete e coinvolgenti per sviluppare o potenziare le competenze dei partecipanti.

 

Cosa contraddistingue l’outdoor training dalla formazione in aula?

La vera differenza dell’outdoor training sta nella capacità della costruzione del lavoro in team. E’ una formazione esperienziale che permette di accelerare il processo di apprendimento. L’outdoor mette in campo sia la componente cognitiva, che emotiva e fisica, mentre in aula non tutte sono stimolate allo stesso modo. In classe la componente cognitiva è molto forte, la componente emotiva (come la simpatia/antipatia che può nascere tra i partecipanti) può essere presente, ma tirare fuori la componente fisica è quasi impossibile.

Quest’ultimo, invece, è un fattore importantissimo perché permette di accelerare l’apprendimento. Tutti impariamo in maniera diversa, il metodo outdoor spinge al massimo tutti e tre gli elementi, innescando dei meccanismi che permettono di velocizzare il processo di acquisizione.

 

Quali sono i maggiori obiettivi che si possono raggiungere attraverso un percorso di outdoor training?

– Team building: costruzione del gruppo di lavoro;

– Relationship building: sviluppare collaborazione e integrazione;

– Implementazione del clima di fiducia;

– Comunicazione efficace;

– Interiorizzazione della mission e dei valori aziendali;

– Problem solving: sviluppare un atteggiamento di analisi, tecniche di individuazione di una soluzione e velocità di esecuzione.

 

Come è formata una giornata di outdoor training?

Come in tutte le attività aziendali, anche una giornata di attività di outdoor training ha un programma ben preciso, strutturato in tre parti:

– Briefing: il trainer fa conoscere ai partecipanti lo scopo dell’esercitazione e le istruzioni per svolgerlo in modo corretto e in sicurezza.

– Esecuzione: è il momento dell’azione. Dopo aver capito le regole del gioco, i partecipanti iniziano la loro formazione all’aperto, che avrà una durata variabile a seconda dell’attività che dovranno svolgere.

– Debriefing: si divide in tre passaggi ed è fondamentale per collegare ciò che è successo durante l’esercitazione a quella che è l’attività lavorativa dei partecipanti. Innanzitutto, il trainer dà una valutazione tecnica sulla correttezza dello svolgimento dell’esercizio, poi coinvolge ogni partecipante su quelle che sono le sensazioni/emozioni che ha provato per permettergli di confrontarsi con i propri colleghi. Inoltre invita a dare opinioni e valutazioni da parte dei partecipanti. Si cerca quindi di capire insieme se ci sono similitudini con situazioni che si presentano sul lavoro e quali risorse, comportamenti e capacità possono essere “trasferiti” nella propria vita lavorativa.

 

Chi sono i destinatari?

Il gruppo dei partecipanti ad una attività di Formazione Esperienziale può essere eterogeneo per età, sesso, esperienze, appartenenza organizzativa, ecc..

Il numero dei partecipanti è molto variabile: si va da percorsi personalizzati (con 5-6 partecipanti) ad eventi progettati per gruppi aziendali (con 15 o più partecipanti). Indipendentemente dal numero, le esperienze vengono solitamente vissute in assetto di piccolo gruppo per consentire ai membri di svolgere un ruolo attivo; di guardarsi e scambiarsi feedback; di instaurare relazioni interpersonali profonde.

 

Cosa possiamo fare per te, per il tuo team e per la tua impresa?

Grazie a un team di professionisti del settore, siamo in grado di studiare soluzioni di Outdoor Training mirate e personalizzate per la tua azienda ed il tuo team.

Aumentare il senso di appartenenza e lo spirito di gruppo, rinsaldare i rapporti del team, migliorare le capacità di vendita, leadership e comunicazione, stimolare le capacità intellettive oppure quelle fisiche del vostro team o semplicemente offrire un momento di svago e divertimento sono solo alcuni dei traguardi che si possono raggiungere.

 

Scegli l’outdoor training, costruiremo insieme il progetto partendo dall’analisi dei tuoi bisogni reali, sarà un progetto pensato, costruito e adattato alle esigenze che ti servono concretamente.

 

 

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